Team logistica ambientale - spezia bike

Team Logistica Ambientale – Spezia Bike: come sta proseguendo la stagione 2023 dei ragazzi?

Si è aperta in Emilia-Romagna la stagione del Team Logistica Ambientale – Spezia Bike con una squadra composta da sette allievi, un settore giovanissimi e un unico under 23 sotto la guida esperta di Marco Caruso e Ermenegildo Pagliaroli, con la supervisione dell’ex professionista Alessandro Spezialetti.

Una realtà mista tra Abruzzo e Lazio, quella del Team Logistica Ambientale – Spezia Bike, che ha come scopo principale l’avvicinamento al ciclismo di adolescenti e bambini.

Dopo le prime gare di marzo e aprile, che hanno messo i ragazzi a dura prova, le vittorie non sono tardate ad arrivare. Infatti, a fine aprile ci sono state due top ten che hanno visto Bagagli sesto ad Alatri e la coppia Rufo e Piccione noni al Porto Sant’Elpidio. A chiudere il mese di aprile c’è stato il Trofeo Liberazione in cui i nostri corridori hanno terminato la gara in quattro nel gruppo di testa e Mattia Chinellato alla fine è stato il primo tra gli atleti di primo anno e primo tra i corridori laziali.

Dopo diversi piazzamenti, è Rufo che regala il primo podio della stagione al Team Logistica Ambientale – Spezia Bike, entrando nella fuga decisiva e termina al terzo posto a Castelchiodato.

Maggio vede i ragazzi del team laziale/ abruzzese come protagonisti in diverse gare ma alla fine manca il risultato, chiude questo mese il piccolo Jacopo Chinellato vincendo su via dei Fori Imperiali nello splendido contesto dell’ultima tappa del Giro d’Italia.

La scia positiva di vittorie non tarda ad arrivare, infatti, i primi giorni di giugno vedono vincitore Mattia Chinellato in due gare: ad Aprilia e al Trofeo Klimabus. Si conclude, infine, il mese di giugno con la vittoria di Bagaglini nella Kermesse di Tolentino ed un secondo posto per Chinellato in Abruzzo.

Pieni d’orgoglio, auguriamo ai ragazzi del team di continuare a collezionare vittorie, ma soprattutto di divertirsi, per concludere al meglio la stagione 2023.

MUD 2023

MUD 2023

Il MUD 2023, approvato con il D.P.C.M. del 3 febbraio 2023 «Approvazione del modello unico di dichiarazione ambientale per l’anno 2023» e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 59 del 10/03/2023, dovrà essere presentato entro l’8 luglio 2023 (i 60 giorni concessi per la ritardata presentazione scadono il 6 settembre 2023). 

Quali sono le novità del MUD 2023?                           

Le modifiche apportate nel MUD 2023, come si evince da EcoCamere, sono riassumibili in quattro punti:

  1. La sezione anagrafica, Scheda RIC – riciclaggio, è stata integrata con l’inserimento dei codici: 150106 – vetro (01), 150105 e 150106 – plastica (02), 150105 e 150106 – carta e cartone (04), 150106 – metalli (06);
  2. Nella comunicazione rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche è stata inserita nel modulo RT-RAEE una casella che il gestore di un impianto di trattamento RAEE dovrà barrare nel caso in cui riceva il rifiuto da un distributore. Il campo origine del rifiuto presenta tre opzioni: privati, distributori e imprese. 
  3. Nella comunicazione imballaggi, sezione consorzi, le integrazioni riguardano: scheda STIP tipologie (riquadro plastica) è stata aggiunta una voce specifica per le bottiglie in pet; scheda CONS è stata prevista per il codice 150102 l’indicazione se si tratta di bottiglie in pet;
  4. Nella comunicazione rifiuti urbani sono state inserite una precisazione e alcune integrazioni. Nelle nuove istruzioni viene chiarito che i Comuni devono considerare il dato della raccolta dei rifiuti urbani al di fuori del servizio pubblico all’interno del loro dato di raccolta. Inoltre, nella sezione Raccolta Differenziata sono state inserite: alla voce 200108, una riga per identificare la provenienza da utenze domestiche; una nuova sezione relativa ai rifiuti accidentalmente pescati (norma introdotta dall’articolo 8, comma 7 del decreto legislativo n.197/2021). La scheda CG invece è stata aggiornata in base a quanto disposto dalla Deliberazione ARERA 363/2021/R/RIF e dalla Determina ARERA N.2 DRIF/2021. Infine, viene specificato che, nel caso la dichiarazione venga presentata da Consorzi, Comunità Montane, Unione dei comuni, ecc. si dovrà compilare una scheda CG per ogni comune facente parte degli stessi.

Chi deve provvedere alla denuncia dei rifiuti?

Devono essere denunciati i rifiuti prodotti dalle attività economiche, i rifiuti raccolti dai Comuni e quelli smaltiti, avviati al recupero, trasportati o intermediati nel corso dell’anno precedente. In linea generale il dichiarativo è obbligatorio per:

  • I produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi;
  • I produttori iniziali di rifiuti speciali non pericolosi con un numero di dipendenti superiore a 10 che producono: rifiuti nell’ambito delle lavorazioni industriali (art. 184 comma 3 lett. c); rifiuti nell’ambito delle lavorazioni artigianali – art. 184 comma 3 lett. d); rifiuti da attività di recupero e smaltimento di rifiuti, fanghi prodotti dalla potabilizzazione e da altri trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue, nonché i rifiuti da  abbattimento di fumi, dalle fosse settiche e dalle reti fognarie – art. 184 comma 3 lett. g (come modificato dal D.Lgs.116/2020 entrato in vigore il 26 settembre 2020).
  • Le imprese ed enti che svolgono attività di recupero e smaltimento rifiuti;
  • I soggetti che esercitano a titolo professionale attività di raccolta e trasporto rifiuti compreso il trasporto in conto proprio di rifiuti pericolosi;
  • I commercianti e gli intermediari di rifiuti senza detenzione.

Come specificato nell’articolo relativo alle scadenze dello scorso anno, il MUD si articola in sei Comunicazioni, come disposto dalla legge 25 gennaio 1994 n. 70,  che identificano le tipologie di rifiuti per cui è necessario presentare il modello:

1. Comunicazione rifiuti composta da sezione rifiuti e dalla sezione intermediazione;
2. Comunicazione veicoli fuori uso;
3. Comunicazione imballaggi, composta dalla sezione consorzi e dalla sezione gestori rifiuti di imballaggio;
4. Comunicazione rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche;
5. Comunicazione produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche;
6. Comunicazione rifiuti urbani e raccolti in convenzione.

Ci sono sanzioni per la mancata o ritardata presentazione della dichiarazione MUD?

L’art. 258 comma 1 del decreto legislativo n. 152 del 2006, prevede che: 

1. I soggetti di cui all’articolo 189, comma 3, che non effettuino la comunicazione ivi prescritta ovvero la effettuino in modo incompleto o inesatto sono puniti con la sanzione amministrativa pecuniaria da duemila euro a diecimila euro; se la comunicazione è effettuata entro il sessantesimo giorno dalla scadenza del termine stabilito ai sensi della legge 25 gennaio 1994, n. 70, si applica la sanzione amministrativa pecuniaria da ventisei euro a centosessanta euro”.

Hai bisogno di assistenza per la compilazione del MUD 2023?

Logistica Ambientale, società di servizi del Gruppo Porcarelli, grazie ad un team di esperti offre il servizio di Assistenza Ambientale. L’assistenza da parte del nostro personale spazia su diverse attività, tra queste vi è la compilazione annuale della denuncia dei rifiuti prodotti e smaltiti. Contattaci per maggiori informazioni (clicca qui).

ISO 9001 Gruppo Porcarelli

ISO 9001: sistema di gestione della qualità

L’ISO 9001 è lo standard che fornisce i requisiti minimi per i Sistemi di Gestione della Qualità (SGQ) ed è volta al miglioramento continuo e constante di organizzazioni di aziende di qualunque dimensione o settore. Tale standard, infatti, è il più conosciuto e utilizzato per i sistemi di gestione della qualità a livello internazionale. Basti pensare che più di un milione di aziende sono oggi certificate secondo questa norma in 170 Paesi diversi. Tale norma è stata aggiornata nel 2015 per questo la denominazione corrente è ISO 9001:2015. L’ultima versione si basa sulla High Level Structure (HLS) dell’ISO, l’insieme di dieci clausole su cui si basano tutti gli standard ISO, garantendo le stesse caratteristiche di tutti i sistemi di gestione più comuni. Ciò consente una maggiore integrazione con diverse categorie di sistema, come l’ambiente, la salute e la sicurezza sul lavoro e delle informazioni.

In breve, la ISO 9001:

  • Stabilisce i criteri per un sistema di gestione della qualità che si concentra sull’efficacia dei processi della qualità, aiutando le aziende a lavorare in modo più efficiente e a ridurre gli errori nei prodotti e servizi.
  • Promuove l’adozione di un approccio ai processi basato sull’analisi dei rischi, enfatizzando i requisiti, il valore aggiunto, le prestazioni, l’efficacia dei processi ed il miglioramento continuo attraverso misurazioni oggettive. 

Il valore aggiunto dell’ISO 9001

Come per la ISO 14001, il conseguimento della norma ISO 9001 è vantaggioso sotto molti punti di vista. Tale certificazione, infatti, aiuta le organizzazioni a sviluppare e migliorare le proprie prestazioni, oltre a dimostrare elevati livelli di qualità del servizio a potenziali clienti.  Offre, inoltre, maggiore visibilità e trasparenza verso i mercati di riferimento, ed è spesso richiesta come prerequisito o requisito preferenziale in sede di gare di appalto.

Per quanto riguarda il miglioramento economico dell’azienda, la certificazione ISO 9001 consente un maggiore controllo dei costi, la riduzione degli sprechi e l’aumento della produttività e dell’efficacia dei processi interni, con la conseguente riduzione di inefficienze.

Infatti, un’azienda certificata ISO 9001:

  • ha predisposto un sistema di gestione della qualità adeguato per i suoi prodotti e processi;
  • analizza e comprende le esigenze e le attese dei clienti nonché i requisiti cogenti applicabili ai propri prodotti/servizi;
  • garantisce che le caratteristiche del prodotto/ servizio siano state definite in modo da soddisfare i requisiti del cliente;
  • ha determinato e sta gestendo i processi necessari per finalizzare i risultati attesi;
  • ha garantito la disponibilità delle risorse necessarie per il supporto alle attività e al monitoraggio dei suddetti processi;
  • ha implementato un efficace ciclo di verifiche ispettive interne ed il riesame da parte della direzione;
  • sta monitorando, misurando e migliorando in modo continuo l’efficacia del suo sistema di gestione della qualità.

Altri vantaggi di un sistema di gestione della qualità ISO 9001:

  • Miglioramento della credibilità e dell’immagine

La ISO 9001 è divenuta la base per la realizzazione di sistemi qualità a livello internazionale, sostituendo diversi altri requisiti pubblicati in passato. Avere un SGQ basato sulla 9001 è spesso un requisito richiesto sia da aziende che ricercano fornitori qualificati sia in sede di partecipazione a gare d’appalto. Pertanto, conseguire la certificazione ISO 9001 è un potente strumento di marketing.

  • Miglioramento della soddisfazione del cliente

Tra i principi della gestione per la qualità che costituiscono i fondamenti dei requisiti della ISO 9001 vi è il miglioramento della soddisfazione del cliente attraverso la pianificazione e l’impegno per raggiungere gli standard richiesti. Ciò comporta una conseguente fidelizzazione dei clienti.

Tutte le società del Gruppo Porcarelli sono dotate della ISO 9001:2015:

amianto gruppo porcarelli

LA CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI CONTENENTI AMIANTO: INTERVISTA AL RESPONSABILE MARIO GAGLIANO

Per diversi anni il rischio di esposizione alle fibre di amianto è stato associato solo ai lavoratori del settore; solo a partire dagli anni Ottanta l’attenzione si è spostata sulle esposizioni non professionali e sulla possibilità di considerare l’amianto un contaminante ambientale. Ma quali sono i rischi associati all’esposizione da amianto e quali sono le caratteristiche che ci consentono di individuare un possibile manufatto contaminato? Ne parliamo con il nostro responsabile del settore amianto Mario Gagliano.

  • Partiamo dal suo ruolo in Gruppo Porcarelli.

Lavoro in Gruppo Porcarelli da dodici anni e sono il responsabile del settore amianto della Logistica Ambientale, società di servizi del gruppo. Con l’impiego di una squadra riusciamo a gestire circa 250 cantieri all’anno. Ci occupiamo prevalentemente della rimozione di:

  • Lastre e pannelli di copertura;
  • Tamponature perimetrali;
  • Cassoni, vasi d’espansione e serbatoi idrici;
  • Canne fumarie, colonne di esalazione e di aerazione, sfiatatoi e terminali;
  • Tubazioni, colonne di scarico e discendenti.
  • Cos’è l’amianto e quali sono i campanelli di allarme che permettono l’individuazione di questo materiale?

L’amianto è una fibra minerale presente in natura ed è stata ampiamente utilizzata in Italia. Nato nel 1901 dall’austriaco Ludwig Hatschek che brevetta il cemento-amianto, venne denominato eternit, con riferimento al latino aeternitas, «eternità», per rimarcarne la sua elevata resistenza. Essendo un materiale fibroso, flessibile, fonoassorbente, resistente al fuoco e dal basso costo, l’amianto, per le sue caratteristiche performanti, veniva usato per realizzare migliaia di prodotti di uso industriale e civile, soprattutto nell’ambito edilizio. Infatti, anche se negli anni Sessanta ricerche condotte mostrarono che la polvere di amianto provocasse asbestosi ed il mesotelioma pleurico, le fabbriche continuarono a produrre manufatti sino al 1986, con drammatiche conseguenze per la salute degli operai.

La caratteristica più pericolosa di questo materiale è da ricercare nei minerali di amianto, che hanno la caratteristica di sfaldarsi e ridursi in fibre molto sottili con la conseguente possibilità di essere inalate causando, così, gravi patologie ai soggetti interessati. Per questo motivo con la Legge 257/1992 è stato introdotto il divieto prima alla produzione e poi all’utilizzo dell’amianto.

I minerali interessati dalle limitazioni di cui sopra sono le varietà fibrose del:

  • Crisotilo (tipo del Serpentino – amianto bianco – CAS 12001-29-5);
  • Amosite (Anfibolo – amianto bruno – CAS 12172-73-5);
  • Crocidolite (Anfibolo – amianto blu – CAS 12001-28-4);
  • Tremolite (Anfibolo – CAS 14567-73-8);
  • Antofillite (Anfibolo – CAS 77536-67-5);
  • Actinolite (Anfibolo – CAS 12172-67-7).

Il crisotilo è la tipologia maggiormente utilizzata ma, in generale, sono le prime tre tipologie quelle più diffuse e ancora impiegate in diverse regioni del mondo.

Per l’individuazione visiva dell’amianto consiglio di rivolgersi ad esperti del settore che, tramite campionamento del manufatto e analisi chimiche, riescono a dare un riscontro puntuale del materiale prelevato. Tuttavia, ci sono alcune caratteristiche che possono far scattare un campanello di allarme:

1.Anno di produzione.

Se l’anno di produzione di tettoie, canne fumarie e serbatoi idrici è anteriore al 1992, c’è una elevata possibilità che ci sia la presenza di amianto.

2. Mancanza di marchio “ecologico”.

Dopo il 1992 la realizzazione dei manufatti è stata effettuata con il fibrocemento ecologico, un materiale non nocivo, riconoscibile tramite marchio.

3. Lesioni significative.

Per le canne fumarie, ad esempio, si nota che le estremità sono gravemente danneggiate dall’eccessivo calore.

4. Marchi di fabbriche produttrici di amianto.

Tra le aziende più conosciute nella produzione di manufatti ed estrazione di amianto riportiamo: Eternit, Fibronit, Eternit Siciliana, Amiantifera e Stabilimento di Balangero, Stabilimento di Casal Monferrato (il più grande in Italia), Stabilimenti di Rubiera (Reggio Emilia), Cavagnolo (Torino), Broni (Pavia) e Bari.

  • La messa al bando dell’amianto in Italia, con la legge 257/1992 che ha citato, ha determinato una proliferazione di norme che hanno regolato nel tempo vari aspetti quali le modalità per la gestione dei materiali. Ce ne può parlare?

Nonostante siano trascorsi trent’anni dalla messa al bando dell’amianto, i quantitativi di materiali contenenti amianto (MCA) presenti sul territorio italiano si aggirano intorno ai 32 milioni di tonnellate (dati CNR – Consiglio Nazionale delle Ricerche), gran parte dei quali sono rappresentati dai 2,5 miliardi di metri quadri di coperture, lastre ondulate o piane, in amianto.

Proprio per questo, negli anni, diverse norme hanno regolato l’operato dei vari attori presenti in questo settore. Le norme sulla prevenzione e protezione dei rischi da amianto sono contenuti nel Titolo IX del D.lgs. 81/2008, al Capo III, che si applica a tutte le attività lavorative che oggi comportano esposizione, quali la bonifica, manutenzione, rimozione dell’amianto o dei materiali che lo contengono, smaltimento e trattamento dei relativi rifiuti.

Le norme di prevenzione riguardano tutti i campi di possibile esposizione e, tra l’altro, comprendono obblighi relativi a:

  • modalità per la rimozione;
  • manutenzione dei materiali;
  • sorveglianza sanitaria;
  • smaltimento dei rifiuti;
  • formazione e informazione di lavoratori e potenziali esposti;
  • metodi di indagine e analisi oltre che bonifiche dei siti inquinati.

Grazie alla mia squadra di operatori qualificati effettuiamo la rimozione dell’amianto tramite:

  • Valutazione degli ambienti e dello stato di conservazione dei materiali in amianto oggetto di bonifica;
  • Valutazione aria-ambiente dell’eventuale presenza di fibre asbestiformi nei luoghi di bonifica;
  • Rilievi fotografici delle strutture da bonificare;
  • Campionamento ed analisi dei manufatti presso laboratori accreditati;
  • Compilazione scheda di valutazione riepilogativa;
  • Presentazione del Piano di Lavoro all’Organismo di Vigilanza territorialmente competente;
  • Corrispondenza con l’Organismo di Vigilanza per eventuali integrazioni o chiarimenti;
  • Predisposizione area di cantiere;
  • Incapsulamento, rimozione e stoccaggio temporaneo dell’amianto bonificato;
  • Trasporto e conferimento presso impianti autorizzati;
  • Trasmissione documentazione attestante l’avvenuta bonifica.
  • Quali sono le procedure per la valutazione del rischio associato all’esposizione da amianto?

Le patologie correlate all’amianto sono determinate dall’inalazione delle fibre con un insorgere della malattia anche dopo 30 anni dall’esposizione. Valutare i rischi, infatti, significa verificare la probabilità che queste vengano rilasciate dai materiali e successivamente inalate.

Nella valutazione del rischio per l’amianto occorre, quindi, tenere in considerazione la natura dei materiali. Ad esempio, se il manufatto risulta più friabile e deteriorato c’è una maggiore possibilità che questo possa rilasciare fibre nell’aria; se, invece, il manufatto in questione è integro non è detto che questo non possa logorarsi nel tempo anche a causa di agenti atmosferici, causando il conseguente rilascio delle fibre.

Uno dei modi più efficaci di valutare il rischio è quello di effettuare delle indagini che permettono di stabilire la concentrazione delle fibre disperse in aria. I valori di concentrazione si esprimono appunto in fibre per litro (ff/l) o fibre per centimetro cubo (ff/cc).

Come riportato dall’INAIL, per avere un’idea delle concentrazioni di riferimento si consideri che al di sotto di una tettoia in cemento amianto ci si aspetta valori inferiori a 1 ff/l, valore che può salire a qualche decina di ff/l durante una bonifica di amianto compatto fino a raggiungere qualche migliaio di ff/l durante una bonifica di materiali friabili. Nelle fabbriche in cui si producevano i materiali contenenti amianto mentre erano in esercizio si potevano raggiungere concentrazioni di decine di migliaia di ff/l.

La normativa italiana detta un limite di esposizione professionale pari a 100 ff/l medie su 8h per tutte le tipologie di fibre di amianto. Si tratta di un limite tecnico applicabile alle sole attività di bonifiche, manutenzioni e ai rarissimi casi in cui ci si espone ad amianto naturale.

  • Secondo quanto elaborato dall’Istituto superiore di sanità (Iss), in Italia, tra il 2010 e il 2016, sono stati 4.410 decessi all’anno attribuibili all’esposizione da amianto. Pensa che ci sia disinformazione in merito?

Si legge che “anche una sola fibra di amianto può ammalare”: in senso statistico questa è un’affermazione esatta perché per l’amianto, come per altri cancerogeni, non esiste una soglia di esposizione che può essere definita “sicura”.

Non credo che ci sia disinformazione ma piuttosto che sia difficile rilevare la presenza di amianto, soprattutto per i non addetti ai lavori. Pertanto, il mio consiglio è di effettuare controlli di sicurezza sia quando si acquista immobili costruiti prima del 1992, sia su proprietà e/o manufatti di cui non si conosce la storia. 

Produzione CSS Gruppo Porcarelli

Il processo di produzione del CSS in impianto: intervista al Dr Antonio Covello

La produzione del CSS è regolata da vari processi che permettono la corretta commercializzazione dello stesso. Ma quali sono le corrette azioni che un impianto deve eseguire per permettere che tale processo possa avere luogo? Ne parliamo con il Dott. Antonio Covello, Responsabile degli Impianti di Roma di Porcarelli Gino & Co.

  1. Partiamo dal suo ruolo in Gruppo Porcarelli.

Lavoro con il Gruppo Porcarelli da sei anni e il mio percorso è iniziato all’interno dell’ufficio accettazione. Lo stare in contatto con i vari attori dell’impianto ha reso possibile una continua conoscenza dei rifiuti e dei processi produttivi fino ad arrivare a ricoprire il ruolo di responsabile dei due impianti di Porcarelli Gino & Co. presenti su Roma. 

  1. Ci può spiegare che cosa è il CSS?

CSS è l’acronimo di Combustibile Solido Secondario, è un tipo di combustibile ottenuto dal trattamento dei rifiuti urbani e speciali non pericolosi che non possono essere recuperati ulteriormente. Tali materiali vengono utilizzati come componenti nella produzione di CSS che diventa così un combustibile alternativo, in quanto la materia prima utilizzata per la sua produzione è rappresentata da quei rifiuti o scarti di lavorazione industriali altrimenti destinati in discarica o all’inceneritore. Il CSS può essere suddiviso in due principali tipologie che si differiscono per le loro caratteristiche chimico-fisiche e per il loro status giuridico in: 

  • CSS rifiuto;
  • CSS combustibile End of Waste (EoW), che ha perso la qualifica di rifiuto e viene considerato nuovo prodotto.

A seconda della combinazione di alcuni parametri si possono avere 125 tipologie di CSS rifiuto e 18 tipologie di CSS EoW.

  1. Spesso si tende a chiamare CSS tutto quello che può essere valorizzato energicamente. È così o ci sono diversi processi di lavorazione in base alla distinzione del materiale?

Non è proprio così. Un impianto molto complesso e all’avanguardia come il nostro sottopone il rifiuto a diversi processi di lavorazione interconnessi tra di loro che possono variare in base all’utilizzatore a cui è destinato il CSS e al tipo di CSS che si vuole produrre, avendo come obiettivo primario di recuperare quanta più materia possibile, ridurre al minimo gli scarti da destinare in discarica e allo stesso tempo produrre un CSS con determinate caratteristiche qualitative in modo costante nel tempo.

Il processo di produzione del nostro CSS nel nostro impianto di Roma prevede diverse fasi:

  • Cernita manuale e meccanica a terra;
  • Triturazione e riduzione dimensionale del materiale;
  • Deferrizzazione, attraverso 3 separatori elettromagnetici per il recupero dei materiali ferrosi;
  • Doppio processo di vagliatura;
  • Separazione gravimetrica mediante separatore balistico;
  • Selezione ottica per eliminare materiale non idoneo alla produzione di CSS;
  • Selezione ad induzione dei materiali non ferrosi;
  • Cernita manuale in cabina per un ulteriore recupero di materia ed eliminazione delle impurezze;
  • Doppio processo di raffinazione per adattare la pezzatura in funzione delle tecnologie degli utilizzatori finali;
  • Eventuale pressatura.
  1. Quali sono i sistemi di controllo della qualità del CSS?

Nel nostro impianto di Roma produciamo CSS EoW e due tipologie di CSS rifiuto (un CSS high quality e un CSS low quality). Su tutte le tipologie di CSS si effettuano molteplici controlli:

  • Controlli merceologici: 

Il CSS non deve contenere determinati materiali quali ad esempio vetro, metalli ferrosi e non, plastiche contenenti elevati valori di cloro che potrebbero causare ostruzioni e danni a parti degli impianti utilizzatori durante il processo produttivo. Su quest’ultimo punto faccio un banale esempio: un materiale plastico, che potrebbe sembrare ottimale per la produzione di CSS per il suo elevato potere calorifico, può non esserlo per la presenza di Polivincloruro (PVC) che ha un altissimo contenuto di cloro. Conoscere il rifiuto da mettere a monte del processo produttivo è la base per la produzione di un buon CSS.

  • Controlli dimensionali:

Contiamo diverse tipologie di utilizzatori, ognuno con caratteristiche differenti. Tra le caratteristiche da rispettare vi è quella della dimensione del rifiuto conferito. Nel nostro impianto, lungo la linea di processo per la produzione di CSS, sono presenti due raffinatori in serie a griglie variabili che ci permettono di produrre un CSS di pezzature diverse da 150 mm a 20 mm.

  • Controlli qualitativi:

Questi ultimi sono quelli dettati dalla norma di riferimento, la UNI EN ISO 21640:2021 che è andata a sostituire la norma UNI EN 15359:2011. Questi controlli vengono effettuati da personale qualificato di laboratori chimici esterni i quali, mediante analisi chimiche effettuate ad ogni lotto di produzione (massa massima del lotto 1500 Ton), va a ricercare i seguenti parametri: 

  • PCI (Potere Calorifico Inferiore), indice del valore energetico e quindi economico;
  • Contenuto di Cloro, indice del grado di aggressività sugli impianti riceventi;
  • Contenuto di Mercurio, indice della rilevanza dell’impatto ambientale.

Inoltre, si va a ricercare il contenuto di umidità e la presenza di alcuni metalli come rame, piombo, cromo etc. Per dare un’idea della mole di controlli che effettuiamo: di media l’impianto produce dalle 100.000 a 120.000 Ton di CSS all’anno che equivalgono ad una media tra i 70 e gli 80 lotti di CSS tutti analizzati singolarmente.

  1. Sono 11 anni che l’impianto Porcarelli Gino & Co. produce CSS. Come è cambiato il mercato durante questi anni?

Purtroppo, il mercato del CSS EoW stenta a decollare. A poco è valsa l’emanazione del DM del 14 febbraio 2013 n. 22, cosiddetto decreto “Clini”, che ha lo scopo di agevolare l’utilizzo del combustibile da rifiuto nella sua versione più nobile. Basti pensare che fino al 2019 (dati del Comitato di vigilanza e controllo del CSS Combustibile, istituito presso il Ministero della Transizione Ecologica) il tasso di sostituzione dei carburanti tradizionali, come il carbone, con il CSS in Italia è stata prossima allo zero, molto al di sotto delle medie europee che, come riportato da Federbeton, si aggira intorno al 47,7%. Solo nel 2020 in Italia abbiamo osservato un incremento di percentuale che sfiora il 20%, mentre, ad esempio, in Germania si raggiunge quasi il 70%. Tale sostituzione costituisce una spinta significativa alla chiusura di un ciclo di rifiuti sempre più in affanno nel collocare a recupero o smaltimento le frazioni meno nobili, che non trovano spazio sul mercato del riciclo e che invece possono essere trasformate in CSS. Per questi motivi, sempre maggiori quantità di rifiuti vengono esportati all’estero con conseguenze economiche ed ambientali che potrebbero essere risparmiate gestendo gli stessi in maniera efficace nel nostro Paese. 

  1. Il nuovo impianto Eco.Ge.Ri. di Finale Emilia è partito a giugno 2022. Quali innovazioni porterà nella produzione di CSS?

Il nuovo impianto di Eco.Ge.Ri. è il fiore all’occhiello del nostro Gruppo. Abbiamo adottato le migliori tecniche innovative e tecnologie al servizio del settore con un grande obiettivo: migliorare ulteriormente l’efficienza nel recupero di materia dell’impianto, in perfetta sintonia con la gerarchia di rifiuti che prevede ed incentiva il recupero di materia e quello energetico allo smaltimento. Tenendo presente che il nostro impianto di Roma è già al di sopra della media nazionale con una percentuale di recupero superiore al 75%, l’impianto di Eco.Ge.Ri. è in grado di ridurre ulteriormente la percentuale di scarti da conferire in discarica. Riguardo le innovazioni, una delle macchine presenti lungo la linea di produzione, dopo le varie fasi di lavorazione e dopo il processo di raffinazione, è presente un lettore che mediante la spettroscopia NIR (tecnica non distruttiva che consente di analizzare virtualmente più componenti di qualsiasi matrice) ci permette di controllare i principali parametri qualitativi del CSS ovvero:

  • contenuto di cloro;
  • contenuto di umidità;
  • potere calorifico. 

Questi processi ci consentono di correggere possibili errori durante il ciclo produttivo, garantendo così uno scarto minimo.

  1. Cosa direbbe a chi è ancora restio all’utilizzo del CSS in sostituzione al carbon fossile?

La produzione e l’utilizzo del CSS comporta una serie di vantaggi significativi che riguardano anzitutto la salvaguardia del patrimonio ambientale. La generazione e l’utilizzo del combustibile solido secondario riduce:

  • il consumo delle risorse ambientali;
  • la dipendenza dal combustibile fossile; 
  • le emissioni di diossido di carbonio; 
  • le quantità di rifiuti destinati alle discariche. 

A questi benefici aggiungiamo quelli di natura economica con risparmio sui costi relativi all’acquisto di combustibile e materie prime. Inoltre, una maggiore sensibilizzazione sul tema della raccolta differenziata e sullo sviluppo di tecnologie per la realizzazione di impianti per il trattamento ed il riciclo dei rifiuti potrebbe essere la chiave di volta per superare il gap sociale creato sul CSS. 

Concludo dicendo che in un periodo storico come questo, in cui l’approvvigionamento energetico appare difficoltoso a causa dello scoppio della guerra in Ucraina, e dove l’Italia si trova a dover cercare nuove risorse per allentare la presa che le forniture russe esercitano sul nostro Paese, tra le possibili soluzioni c’è anche l’utilizzo di maggiori quantità di CSS.

Ecomondo 2022 Gruppo Porcarelli

Gruppo Porcarelli a Ecomondo 2022

Dall’8 all’11 novembre 2022 si è tenuta a Rimini Fiera la XXV edizione di Ecomondo, evento dedicato alla transizione ecologica. Divenuta negli anni piattaforma di riferimento nell’area euro-mediterranea per l’economia circolare, la fiera si è chiusa con un bilancio estremamente positivo:

  • +41% di presenze totali rispetto al 2021;
  • +15% sull’edizione record 2019 (pre-pandemia);
  • raddoppio dei buyer esteri da 90 Paesi;
  • 1.400 brand espositori.

Tra gli espositori abbiamo fatto capolino anche noi di Gruppo Porcarelli. Presenti presso lo stand 180 del padiglione B3, abbiamo avuto modo di incontrare clienti e partner per consolidare il rapporto commerciale già in essere. Come ogni anno, inoltre, Ecomondo è un’ottima occasione per conoscere ed esplorare nuove possibili collaborazioni. Sono stati giorni di intensa attività e coinvolgimento, che hanno visto un proficuo confronto e un interessante scambio di idee, fondamentali per le realtà del nostro settore e per l’ambiente.

Ringraziando tutti coloro che hanno reso l’edizione di Ecomondo 2022 indimenticabile, vi diamo l’arrivederci per il prossimo anno.

La gestione dei rifiuti nella GDO

La gestione dei rifiuti nella GDO: intervista a Maurizio Zangrilli

La gestione dei rifiuti nei supermercati e ipermercati è un fattore determinante per garantire un futuro davvero sostenibile della nostra società. Il nostro responsabile dei rapporti commerciali con la GDO, Maurizio Zangrilli, ci spiega l’importanza della corretta gestione dei rifiuti prodotti. Ecco ciò che ne è emerso.

Partiamo dal suo ruolo in Gruppo Porcarelli.

Faccio parte dell’organico dell’ufficio commerciale della Logistica Ambientale dal gennaio 2010. Nella mia prima fase di collaborazione in azienda ho approfondito la mia conoscenza nell’ambito della gestione dei rifiuti affiancando per un periodo i miei colleghi nei vari settori aziendali. La GDO ha sempre avuto un ruolo di primaria importanza in azienda, ho cercato quindi di specializzare la mia formazione in questo ambito, ampliando la rosa dei servizi da offrire ai nostri clienti, proponendo le migliori soluzioni in termini di qualità e gestione del servizio di raccolta dei rifiuti. Nel corso di questi anni molte aziende importanti del settore, sia nazionali che multinazionali, hanno riposto in noi la loro fiducia e noi siamo orgogliosi di poterli annoverare tra i nostri clienti.

Cosa è la GDO e quale è il suo ruolo nell’economia circolare?

La gestione virtuosa dei rifiuti rappresenta il tassello più importante per applicare concretamente i principi dell’economia circolare. Non esiste sempre piena coscienza del valore aggiunto che può offrire la corretta raccolta dei rifiuti.

Come ben sappiamo quando si parla di Grande Distribuzione Organizzata (GDO) si intende generalmente un sistema di vendite al dettaglio che si articola attraverso diversi punti vendita controllati e gestiti da un’azienda principale, detta “Casa Madre”. I punti vendita in questione solitamente sono sviluppati su superfici relativamente ampie. Ciò fa capire, in minima parte la grande mole di rifiuti che può produrre una GDO, ed infatti, tali strutture hanno dimostrato di impattare in maniera importante sulla produzione di rifiuti alimentari e di imballaggi. Proprio una corretta gestione di ogni singolo rifiuto prodotto può fare la differenza, influenzando positivamente tutti i processi di lavorazione future. Proprio per la grande importanza che risiede nelle GDO noi di Gruppo Porcarelli, tramite la nostra società di servizi Logistica Ambientale, lavoriamo in stretta collaborazione con i nostri clienti per una corretta gestione dei rifiuti prodotti.

La gestione dei rifiuti nella Grande Distribuzione Organizzata è un fattore determinante per garantire un futuro davvero sostenibile della nostra società. È utile fare formazione ai dipendenti che si occupano del riempimento delle attrezzature per la raccolta?

Per nostra prassi aziendale, in fase di prima acquisizione del cliente viene eseguita una formazione da parte dei nostri operatori sul corretto funzionamento ed utilizzo delle attrezzature concesse in comodato d’uso. La corretta separazione delle varie tipologie di differenti rifiuti è il primo grande passo per l’esatta gestione degli stessi nell’intera filiera.

Selezionare bene, direttamente presso la sede produttiva, un rifiuto da imballaggio senza contaminazioni apporta un enorme vantaggio, non solo ambientale ma anche economico. Il cliente, se formato bene, è il primo anello della catena per garantire un corretto recupero di un rifiuto che può diventare risorsa.

La GDO si trova a gestire per lo più rifiuti non pericolosi, ma in quantità molto importanti. Come è possibile gestire correttamente la mole di rifiuti che arrivano poi in impianto?

La Logistica Ambientale, da sempre, investe sul continuo rinnovo del proprio parco mezzi ed attrezzature offrendo ai propri partner le migliori soluzioni tecniche, operative ed economiche che possano rispecchiare al meglio le esigenze del cliente. Si propone così un servizio su misura, che viene costruito partendo dal sopralluogo conoscitivo delle aree messe a disposizione per la gestione dei rifiuti, proponendo le migliori attrezzatture per strutturare un servizio di raccolta efficiente.

Una tipologia di rifiuti i cui quantitativi in GDO sono davvero significativi è quella dei rifiuti da imballaggio. Esistono tecnologie in grado di migliorare la raccolta di questi rifiuti? Come vi state organizzando come gruppo?

Grazie all’utilizzo di mezzi idonei e specifici per la raccolta dei rifiuti da imballaggio riusciamo ad aumentare i quantitativi trasportati per singolo viaggio, riducendo drasticamente il numero dei trasporti. In questo modo traiamo benefici soprattutto ambientali, riducendo le emissioni di CO2.

responsabilità estesa del produttore

Responsabilità estesa del produttore: articoli 178-ter e 178-bis

La Responsabilità Estesa del Produttore, o EPR che sta per Extended Producer Responsibility, rappresenta un’importante tassello in materia di legislazione ambientale. Il 26 settembre 2020 entra in vigore il D.Lgs. 116/2020 che comprende le quattro direttive del “Pacchetto Economia Circolare” dell’Unione Europea. Tale Decreto interviene profondamente sul Testo Unico Ambientale (T.U.A.), infatti con i nuovi art. 178-bis e 178-ter si istituiscono nuovi regimi di Responsabilità Estesa del Produttore, da definire con successivi decreti ministeriali.

L’obiettivo dell’ERP, è quello di assegnare al produttore la responsabilità del prodotto immesso sul mercato anche nella fase di post consumo, attribuendogli:

la responsabilità finanziaria e operativa della gestione della fase del ciclo di vita in cui il prodotto diventa un rifiuto, incluse le operazioni di raccolta differenziata, di cernita e di trattamento. Tale obbligo può comprendere anche la responsabilità organizzativa e la responsabilità di contribuire alla prevenzione dei rifiuti e alla riutilizzabilità e riciclabilità dei prodotti”.

Le specifiche del 178-ter e del 178-bis

L’art. 178-ter, introdotto dal comma 3 dell’articolo 1 del Dlgs 116 del 2020, definisce i contenuti minimi che devono avere i regimi di responsabilità estesa del produttore, come introdotti dal paragrafo 9 dell’art. 1 della direttiva 851/2018. 

I regimi di responsabilità estesa del produttore devono: 

  • definire chiaramente ruoli e responsabilità di tutti gli attori coinvolti, compresi i produttori che immettono prodotti sul mercato dello Stato membro, le organizzazioni, i gestori pubblici e privati dei rifiuti, le Autorità locali, gli operatori per il riutilizzo e la preparazione per il riutilizzo e le imprese dell’economia sociale; 
  • definire obiettivi di gestione dei rifiuti volti a conseguire gli obiettivi quantitativi rilevanti per il regime di responsabilità estesa del produttore di cui alla direttiva rifiuti (direttiva 2008/98) e alle direttive imballaggi (direttiva 94/62), pile (direttiva 2006/66), veicoli fuori uso (direttiva 2000/53) e Raee (direttiva 2012/19) e, ove opportuno, altri obiettivi quantitativi e/o qualitativi considerati rilevanti per il regime di responsabilità estesa del produttore; 
  • garantire la presenza di un sistema di comunicazione delle informazioni dei prodotti immessi sul mercato e dei dati sulla raccolta e sul trattamento di rifiuti risultanti da tali prodotti; 
  • prevedere l’adempimento degli oneri amministrativi a carico dei produttori e importatori di prodotti, nel rispetto del principio di equità e proporzionalità in relazione alla quota di mercato e indipendentemente dalla loro provenienza; 
  • assicurare che i produttori del prodotto garantiscano la corretta informazione ai detentori di rifiuti interessati circa le misure di prevenzione dei rifiuti, i centri per il riutilizzo e la preparazione per il riutilizzo, i sistemi di ritiro e di raccolta dei rifiuti e la prevenzione della dispersione dei rifiuti, nonché le misure per incentivare i detentori di rifiuti a conferire i rifiuti ai sistemi esistenti di raccolta differenziata, in particolare, se del caso, mediante incentivi economici. 

L’art. 178-bis, invece, disciplina  i criteri e le modalità di attuazione della responsabilità estesa del  “produttore del prodotto” ( inteso come qualsiasi persona fisica o giuridica che professionalmente sviluppi, fabbrichi, trasformi, tratti, venda o importi prodotti), nell’organizzazione del sistema di gestione dei rifiuti,  e nell’accettazione dei prodotti restituiti e dei rifiuti che restano dopo il loro utilizzo. 

Obblighi e sanzioni per la responsabilità estesa del produttore

La principale innovazione introdotta in materia di EPR riguarda l’istituzione di un Registro Nazionale dei Produttori, al quale dovranno iscriversi tutti i soggetti sottoposti al nuovo regime di responsabilità e nell’ambito del quale saranno previste sanzioni amministrative e pecuniarie nel momento in cui si verificasse la mancata o incompleta trasmissione dei dati.

Nonostante ad oggi manchino i decreti che daranno attuazione all’EPR in Italia, la Responsabilità Estesa del Produttore presenta le potenzialità per aprire le porte a nuove opportunità di innovazione di processo e di scelta di materiali alternativi, oltre a favorire lo sviluppo di un mercato dell’upgrading, del riuso e del riciclo.

A tale fine diventano importanti temi quali l’informazione verso il pubblico, l’adozione di programmi di prevenzione dei rifiuti, il miglioramento del prodotto a partire dalla fase di progettazione in modo da favorire l’estensione del tempo di vita utile del prodotto, la riutilizzabilità, la riparabilità, la riciclabilità ed il recupero dei componenti e dei materiali.

Mentre per quanto riguarda la responsabilità finanziaria, l’attenzione viene posta sulla definizione del modello di attribuzione del costo, che dovrà rispettare i criteri di trasparenza verso i consumatori e di equilibrio in termini di competitività sul mercato, senza però essere addossato alla collettività.

End of Waste carta e cartone

End of Waste carta e cartone

L’End of Waste carta e cartone è stato introdotto dal D.M. 188/2020 del 24 settembre 2020. Tale Decreto Ministeriale stabilisce i criteri della cessazione di qualifica di rifiuto per la carta ed il cartone, ponendo i materiali recuperati sullo stesso piano delle materie prime.

L’Italia, che ha una tradizione centenaria nel riciclo della carta, è sempre stata pioniera nella sua valorizzazione. Dapprima con il riconoscimento di Materia prima secondaria alla carta proveniente dalle operazioni di recupero e riciclo, ed oggi, primi in Europa, con il riconoscimento di End Of Waste, (EOW). Tale denominazione indica che il materiale di scarto ha cessato la sua qualifica di rifiuto e che può, quindi, ritornare sul mercato come un prodotto per l’industria al pari di una materia prima vergine, senza più i vincoli che esistevano per le Materie Prime seconde.

Tutto ciò permetterà un più largo utilizzo di questo materiale e favorirà un’economia dei “rifiuti riciclati” come vero motore della economia circolare.

L’End of Waste carta e cartone e i benefici per l’ambiente

I benefici per l’ambiente sono tangibili in quanto gli impianti autorizzati a produrre EOW devono applicare un sistema di gestione qualità conforme alla UNI EN ISO 9001. Infatti, il manuale del sistema di gestione deve contenere le procedure operative per il controllo delle caratteristiche di conformità alla norma UNI EN 643 e il piano di campionamento (art. 6).

Il possesso della norma UNI EN ISO 9001 è necessario per poter dimostrare il rispetto dei requisiti del Decreto, pertanto, deve essere già “attiva” al momento della presentazione dell’aggiornamento della comunicazione o dell’istanza di aggiornamento dell’autorizzazione.

L’adozione del regolamento EMAS o il possesso della certificazione ambientale UNI EN ISO 14001 permettono di ridurre a 6 mesi il periodo di conservazione del campione prelevato per la verifica di conformità ed al termine del processo in impianto, il produttore deve redigere la Dichiarazione di conformità dei materiali appena lavorati.

Dobbiamo inoltre ricordare che, i risultati operativi del Decreto consentono alle aziende di adeguarsi ai requisiti normativi, confermando la validità delle autorizzazioni all’esercizio delle aziende che operano nel settore del recupero di carta e cartone. Inoltre, tale D.M., ha dato la possibilità di commercializzare un prodotto non più qualificato come MPS (materie prime secondarie), ma come carta e cartone End of Waste (EoW).

L’EoW ed Economia Circolare

Riciclare i rifiuti ricavandone nuove materie prime è uno dei principali modi per ridurre il consumo di risorse primarie, approccio indispensabile per raggiungere la sostenibilità. Tutto ciò comporta un importante passo in avanti nella gestione responsabile delle risorse, nel prolungamento della vita dei materiali che vengono diffusi nell’ambiente e nella creazione di un’ulteriore fonte da cui ricavare la materia prima.

Dobbiamo ricordare che il settore del recupero e del riavvio della carta all’ambito produttivo funge da traino per quanto riguarda i processi di circolarità. Nel nostro Paese, infatti, il recupero della fibra da riciclo incide sul 60% della produzione cartaria. Nel comparto dell’imballaggio il tasso di riciclo ha raggiunto la ragguardevole percentuale dell’80%, ponendo il Paese in anticipo rispetto alle direttive europee, che richiedono entro il 2030 di raggiungere la soglia dell’85% di recupero. Inoltre, il riciclo della carta consente di diminuire drasticamente i rifiuti che vengono poi conferiti in discarica.

Grazie a Ricicla Centro Italia, impianto di Monte Compatri del Gruppo Porcarelli, riusciamo a dare nuova vita a carta e cartone chiudendo così il cerchio virtuoso della Circular Economy. Ricicla, rappresenta uno degli impianti di selezione di rifiuti cartacei più efficienti ed importanti, grazie alle sue 16 postazioni di cernita. Oltre 100.000 tonnellate di rifiuti cartacei annualmente vengono valorizzati nel nostro impianto attraverso un processo di selezione, cernita e raggruppamento per frazioni merceologicamente similari, ottenendo materie prime secondarie da destinare alle cartiere nazionali ed estere per la produzione di nuova carta.

27° rapporto

27° Rapporto Annuale Comieco sulla raccolta differenziata di carta e cartone in Italia

Dal 27° Rapporto annuale sulla raccolta differenziata di carta e cartone è emerso che l’Italia, ancora una volta, è prima in Europa per quanto riguarda la sostenibilità. Per il secondo anno consecutivo, infatti, si è raggiunto l’obiettivo europeo del 2030 per il tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici fissato all’85%, sia attraverso le raccolte differenziate comunali, sia con i flussi di imballaggi intercettati presso aziende e grandi utilizzatori.

A livello nazionale i volumi complessivi di raccolta comunale superano i 3,6 milioni di tonnellate. Per capire meglio l’incremento del 3,2%, ovvero 111 mila tonnellate, è come se si fosse aggiunta la raccolta annuale di tre regioni: Friuli-Venezia Giulia, Emilia Romagna e Molise.

Per la prima volta la media nazionale della raccolta pro-capite supera i 60,8 Kg.

Si può affermare che questi dati ammortizzano gli effetti negativi dell’inquinamento e che quindi può contribuire indirettamente all’equilibrio climatico. Un bel segnale per la cosiddetta transizione ecologica che quindi da noi in questo settore è già realtà.

I dati saliente raccolti da Comieco riguardano:

  • 91,4% tasso di recupero degli imballaggi cellulosici;
  • 85,1% tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici; 
  • 3,6 milioni di tonnellate di carta e cartone raccolte.

Focus per macroarea

Quali sono i dati rilevanti per macroarea? Eccoli di seguito.

NORD:

Con un attivo di 36 mila tonnellate in più, nel 2021 il Nord recupera quanto perso nel 2020 e lo fa soprattutto con il contributo di +21 mila tonnellate dall’Emilia Romagna, con una raccolta pro-capite arrivata a 88,4 Kg/ab-anno. In termini di volumi assoluti è la Lombardia che con 573 mila tonnellate rappresenta da sola circa il 16% di tutta la raccolta comunale di carta e cartone nel Paese.

CENTRO:

Scendendo lungo la penisola, al centro il dato positivo sfiora le 37 mila tonnellate (+4,5%) anche in questo caso recuperando, con gli interessi, la contrazione registrata lo scorso anno. Tutte le regioni fanno un passo avanti ma emerge la Toscana che incide per quasi il 50% nella crescita dell’area, probabilmente grazie alla ripresa delle attività economiche legate al turismo.

SUD:

La palma d’oro dell’incremento percentuale spetta al Molise (+17,4%) ma è dalla Sicilia che arriva il maggior contributo in termini di volumi assoluti: 14 mila tonnellate di carta e cartone intercettate in più rispetto al 2020 e ancora ampio spazio di crescita per i prossimi anni. Il dato pro-capite del Sud (46,9 Kg/ab- anno) resta ancora inferiore alla media nazionale. La Sardegna con 60,6 Kg/ab- anno, si riconferma al primo posto tra le regioni meridionali e allineata al valore medio nazionale.

Record per il consumo interno di carta recuperata

Nel 2021 in Italia si è superato per la prima volta i 6 milioni di tonnellate (+16% rispetto al 2020). L’aumento della capacità di riciclo interna al Paese e l’incremento della domanda di imballaggi cellulosici hanno, quindi, quasi dimezzato l’export netto che nel 2021 è pari a 948 mila tonnellate (-41% rispetto al 2020). Ciò dimostra un’economia verde sempre più circolare anche sulle distanze. A fronte di 5,2 milioni di tonnellate di imballaggi immesse al consumo (11,1 % sul 2020) , circa 4,5 milioni sono state avviate al riciclo, 334 mila tonnellate sono state recuperate come energia.

Un fattore che non può essere tralasciato è il valore della carta recuperata. Dopo oltre 2 anni (dal 2018 al I semestre 2020) di quotazioni a livello minimo, la domanda di materia prima interna ed estera ha portato ad una forte e repentina risalita dei prezzi, iniziata negli ultimi mesi del 2020 e che prosegue ancora nella prima parte dell’anno in corso. I valori registrati dalla Camera di Commercio di Milano si pongono ai massimi storici, anche oltre ai picchi risalenti ad oltre 10 anni addietro (metà del 2011).

In conclusione

In definitiva l’andamento è positivo, ma c’è ancora ampio margine di miglioramento

Il trend di crescita nazionale deve svilupparsi su un doppio binario: più quantità, ma anche più qualità. Se, infatti, la raccolta del cartone presso le attività commerciali si conferma su standard di eccellenza (frazioni estranee = 0,79%), sul versante “famiglie” in media circa il 50% delle quantità gestite da Comieco necessita di una lavorazione industriale per il raggiungimento di livelli soddisfacenti, percentuale che al Sud arriva al 75%. Assicurare la migliore qualità già in fase di raccolta diventa quindi essenziale per migliorare l’efficienza e l’economicità lungo tutta la filiera del riciclo.

L’impegno, di ogni singolo impianto, come la nostra Ricicla Centro Italia ha fatto sì che tutto questo possa realizzarsi.