rifiuti raee

Rifiuti Raee: cosa sono e come devono essere smaltiti correttamente

I RAEE sono Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche e rappresentano la categoria di rifiuti in più rapito aumento a livello globale. La crescente diffusione degli apparecchi elettronici ed elettronici determina un sempre maggior rischio di abbandono nell’ambiente, con conseguenze di inquinamento del suolo, dell’aria e dell’acqua con ripercussioni sulla salute umana.

Radio, televisori, cellulari, tutto ciò che conosciamo come elettrodomestico, grande o piccolo che sia, una volta esausto diviene un RAEE.

Come vengono classificati i rifiuti raee

I RAEE, come specificato dal Centro Coordinamento RAEE, sono classificati in due grandi categorie, a seconda del loro uso. Infatti, possono essere:

  • RAEE Domestici, originati dai nuclei domestici;
  • RAEE Professionali, di origine commerciale, industriale, istituzionale.

La normativa individua 5 raggruppamenti di rifiuti hi-tech nei quali vengono smistati a seconda della loro tipologia e in base alle tecnologie necessarie al loro corretto trattamento:

  • R1 – freddo e clima (frigoriferi, condizionatori e scalda-acqua);
  • R2 – grandi bianchi (lavatrici, lavastoviglie, forni, piani cottura, etc…);
  • R3 – tv e monitor;
  • R4 – piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, apparecchi di illuminazione e altro;
  • R5 – sorgenti luminose.

Nonostante i gravi disagi legati alla pandemia di Covid-19, la raccolta di RAEE nel 2020 ha continuato a crescere. Come riportato nel Rapporto Annuale 2020, i Sistemi Collettivi hanno ritirato e avviato a corretto smaltimento 365.897 tonnellate di RAEE. In crescita del +6,35% rispetto al 2019, che corrisponde a una raccolta pro capite di 6,14 kg. A trainare la crescita sono i volumi di grandi bianchi (R2) che registrano un incremento superiore al 9%, seguiti dai piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo (R4) a quasi +8%. Più contenuti gli incrementi per Tv e monitor (R3) e apparecchiature del freddo e della climatizzazione (R1) che si assestano intorno al 4%. In contrazione, invece, la raccolta delle sorgenti luminose (R5) che segna quasi il -6%.

Normativa per la gestione sui rifiuti raee

In Italia la Direttiva Europea 2012/19/EU è stata recepita dal D.Lgs. 49/2014, modificata dalla vigente Direttiva Europea 2018/849, recepita in Italia con il D.Lgs. 118/2020 presente nel Pacchetto Economia Circolare.

Tale D.Lgs. si basa sul principio della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), che sancisce la riduzione degli impatti ambientali negativi derivanti dalla progettazione e dalla produzione delle AEE e dalla gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, RAEE.

Le finalità della normativa riguardano e stabiliscono:

  • L’obbligo, per i produttori ed i distributori, di finanziamento al sistema di recupero e riciclo dei prodotti immessi sul mercato (principio della “responsabilità estesa del produttore”);
  • Le misure miranti in via prioritaria a prevenire la produzione di rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) ed inoltre al loro reimpiego, riciclo e ad altre forme di recupero in modo da ridurre il volume dei rifiuti da smaltire.

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rifiuti urbani

I rifiuti urbani: dati dell’Ispra 2021

I rifiuti urbani sono definiti, in base al D.lgs. 116/20, i rifiuti indifferenziati e da raccolta differenziata provenienti anche da utenze non domestiche. I dati presentati dall’Ispra lo scorso dicembre, relativi al 2020, sono fortemente influenzati dall’emergenza sanitaria Covid-19 che ha segnato il contesto socio-economico nazionale. Infatti, le misure di restrizione adottate e le chiusure di diversi esercizi commerciali hanno influito sui consumi nazionali, determinando un calo della produzione dei rifiuti superiore a un milione di tonnellate.

Nel 2020 la produzione nazionale dei rifiuti si attesta a 28,9 milione di tonnellate. La diminuzione si registra in tutte le macro aree geografiche:

  • nel Centro Italia il calo percentuale più consistente (-5,4%);
  • seguono le regioni settentrionali (-3,4%);
  • e quelle meridionali (-2,6%);

Raccolta differenziata

Un dato molto interessante è stato riscontrato nell’ambito della raccolta differenziata: la percentuale si attesta al 63% della produzione nazionale, con una crescita dell’1,8 punti rispetto al 2019.

Nonostante l’emergenza sanitaria da Covid-19 abbia influito significativamente sui consumi nazionali e di conseguenza sulla produzione dei rifiuti, il sistema di gestione delle raccolte differenziate ha, quindi, garantito l’intercettazione dei flussi di rifiuti. Interessante è, inoltre, il dato delle regioni, infatti anche quelle maggiormente colpite dall’emergenza, dove sono state disposte specifiche ordinanze per il conferimento dei rifiuti nell’indifferenziato, hanno saputo adottare misure efficienti di gestione assicurando il ritiro di tutti i rifiuti.
Le percentuali rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna regione, sono pari al 70,8% per le regioni settentrionali, al 59,2% per quelle del Centro e al 53,6% per le regioni del Mezzogiorno.

In definitiva, il riciclaggio totale comprensivo delle frazioni in uscita dagli impianti di trattamento meccanico e meccanico biologico, si attesta al 54,4% e riguarda le frazioni di:

  • Organico;
  • Carta e cartone;
  • Vetro;
  • Metallo;
  • Plastica;
  • Legno.

Imballaggio e rifiuti da imballaggio

Nel 2020, il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio rappresenta l’83,7% dell’immesso al consumo, in aumento di oltre tre punti rispetto al 2019. Tutte le frazioni merceologiche presentano un incremento della percentuale, ad eccezione di acciaio e alluminio.
Con le attuali metodologie di calcolo, tutte le frazioni di imballaggi raggiugono gli obiettivi di riciclaggio previsti per il 2025, ad eccezione della plastica. Per il riciclaggio di tale frazione, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha inserito tra le proprie missioni il miglioramento della gestione dei rifiuti come strumento fondamentale per l’attuazione dell’economia circolare, prevede fondi per il potenziamento dei sistemi di riciclaggio della plastica mediante riciclo meccanico e chimico in appositi “Plastic Hubs”.

ambiente e animali

Tutela dell’ambiente e degli animali: la riforma della Costituzione

La tutela dell’ambiente e degli animali è stata inserita nella Costituzione italiana. Nella seduta dell’8 febbraio 2022 la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva la proposta di legge costituzionale A.C. 3156-B recante “Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente”. La suddetta legge ha il fine di riconoscere, nell’ambito dei principi fondamentali enunciati nella Costituzione, il principio di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

Oggetto di modifica sono stati l’articolo 41 e l’articolo 9 della Costituzione.

Nell’articolo 41 si è intervenuto al secondo e al terzo comma in materia di esercizio dell’iniziativa economica. Sul secondo comma, si è stabilito che l’iniziativa economica privata non può essere svolta in danno alla salute e all’ambiente. Sul terzo comma, invece, si riserva alla legge la possibilità di indirizzare e coordinare l’attività economica, pubblica e privata, a fini non solo sociali, ma anche ambientali.

All’articolo 9, invece viene aggiunto un nuovo comma che, nella versione attuale, fa menzione del paesaggio e del patrimonio storico-artistico senza citare espressamente l’ambiente. Di seguito, il nuovo testo della disposizione:

  1. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
  2. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
  3. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

La legge costituzionale reca infine una clausola di salvaguardia per l’applicazione del principio di tutela degli animali. Tale legge si applica anche alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano.

Finalità della modifica

Questa modifica attribuisce alla Repubblica la tutela della biodiversità e degli ecosistemi. In tale ambito è trascritto un riferimento alle “future generazioni“, per la prima volta riportato nella Costituzione.

In breve, il motivo della riforma consiste nel considerare l’ambiente come un valore primario costituzionalmente protetto. La modifica è in linea anche con la normativa europea; si ricorda, infatti, che la Carta di Nizza (Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea), si occupa della tutela dell’ambiente all’art. 37, stabilendo che:

Un livello elevato di tutela dell’ambiente e il miglioramento della sua qualità devono essere integrati nelle politiche dell’Unione e garantiti conformemente al principio dello sviluppo sostenibile“.

Anche il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) all’art. 191 definisce la politica comunitaria in ambito ambientale individuando gli obiettivi da raggiungere.

Team logistica ambientale

Team Logistica Ambientale: Amati e Pinna convocati in Nazionale

La stagione per il Team Logistica Ambientale non poteva iniziare meglio di così! Due ragazzi del team, Amati e Pinna, hanno ricevuto la convocazione alla Nazionale Italiana del ciclismo.

I corridori dovranno effettuare il test di valutazione fisica per accedere alla Nazionale. Il suddetto test è riservato solo ai ragazzi che si sono contraddistinti nel corso della stagione precedente diventando, così, d’interesse nazionale.

Il DS Marco Caruso ha così commentato:

Una bella notizia sia per i nostri ragazzi che per la squadra. Amati e Pinna con le vittorie ottenute lo scorso anno meritano la convocazione e speriamo che sia solo la prima in questa stagione. La squadra sta ultimando la preparazione e, nonostante il periodo, i ragazzi non hanno avuto problemi ed hanno potuto allenarsi con dedizione e tranquillità. Siamo sicuri che potremo far bene sin dall’inizio dobbiamo prendere solo coscienza del nostro grande potenziale.

Tutte le news sul Team Logistica Ambientale le trovi in Porcarelli per lo sport.

Rifiuti speciali

I rifiuti speciali: pericolosi e non pericolosi

I rifiuti speciali derivano prevalentemente dalle produzioni di tipo industriale e seguono un determinato percorso di gestione. A differenza di quelli urbani – di cui abbiamo parlato nell’articolo La classificazione dei rifiuti – possono essere classificati in rifiuti derivanti da:

  • attività agricole e agro-industriali;
  • attività di demolizione, costruzione;
  • lavorazioni artigianali;
  • attività di servizio;
  • lavorazione industriale;
  • attività commerciali;
  • attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti da trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
  • attività sanitarie;
  • macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;
  • veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti.

In Italia, in base al Rapporto ISPRA sui rifiuti speciali 2021, la produzione dei rifiuti speciali nel 2019 si attesta a 154 milioni di tonnellate con un aumento della produzione totale tra il 2018 ed il 2019 pari al 7,3%, che corrisponde a circa 10,5 milioni di tonnellate. L’incremento registrato è quasi del tutto imputabile ai rifiuti non pericolosi che rappresenta la quasi totalità dei rifiuti speciali prodotti.

La gestione dei rifiuti speciali viene effettuata da aziende private, a differenza di quella dei rifiuti urbani che viene effettuata dalla pubblica amministrazione.

Rifiuti speciali pericolosi

Il Ministero dell’Ambiente definisce i rifiuti pericolosi come “quei rifiuti generati dalle attività produttive che contengono al loro interno un’elevata dose di sostanze inquinanti“. Sono, in definitiva, quei rifiuti che hanno bisogno di specifiche lavorazioni per diventare il meno pericolosi possibile. Questa tipologia di rifiuti deriva da attività industriali e attività di trattamento di rifiuti e risanamento. Ma può trattarsi anche di scarti derivanti da:

  • Raffinazione del petrolio;
  • Industria fotografica;
  • Produzioni che utilizzano processi chimici;
  • Solventi;
  • Industria metallurgica;
  • Produzione conciaria e tessile;
  • Ricerca medica e veterinaria;
  • Impianti di trattamento dei rifiuti;
  • Oli esauriti.

Rifiuti speciali non pericolosi

Sono tutti quei rifiuti che non contengono al loro interno sostanze pericolose. Tali rifiuti sono prodotti non solo dalle attività commerciali ed agricole, ma anche da quelle industriali, edili, presidi sanitari ed altri insediamenti produttivi.