trasporto rifiuti roma

Raccolta dei rifiuti: l’Albo Nazionale Gestori Ambientali

La raccolta dei rifiuti è direttamente correlata alla loro corretta gestione. Infatti, le imprese che raccolgono e trasportano rifiuti pericolosi e non, devono iscriversi all’Albo Nazionale Gestori Ambientali nelle categorie di loro interesse.

In base all’attività, l’iscrizione all’Albo si articola in categorie, sottocategorie e loro classi; nello specifico parliamo di:

  • Categoria 1 – raccolta e trasporto di rifiuti urbani;
  • Categoria 2bis – produttori iniziali di rifiuti non pericolosi che effettuano operazioni di raccolta e trasporto dei propri rifiuti, nonché i produttori iniziali di rifiuti pericolosi che effettuano operazioni di raccolta e trasporto dei propri rifiuti pericolosi in quantità non eccedenti trenta chilogrammi o trenta litri al giorno di cui all’articolo 212, comma 8, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152
  • Categoria 3bis – distributori e installatori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE), trasportatori di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche in nome dei distributori, installatori e gestori dei centri di assistenza tecnica di tali apparecchiature di cui al decreto del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare di concerto con i Ministri dello sviluppo economico e della salute, 8 marzo 2010, n. 65.
  • Categoria 4 – raccolta e trasporto di rifiuti speciali non pericolosi;
  • Categoria 5 – raccolta e trasporto di rifiuti speciali pericolosi;
  • Categoria 6 – imprese che effettuano il solo esercizio dei trasporti transfrontalieri di rifiuti di cui all’articolo 194, comma 3, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152.
  • Categoria 7 – operatori logistici presso le stazioni ferroviarie, gli interporti, gli impianti di terminalizzazione, gli scali merci e i porti ai quali, nell’ambito del trasporto intermodale, sono affidati rifiuti in attesa della presa in carico degli stessi da parte dell’impresa ferroviaria o navale o dell’impresa che effettua il successivo trasporto (categoria non ancora attiva)
  • Categoria 8 – intermediazione e commercio di rifiuti senza detenzione dei rifiuti stessi
  • Categoria 9 – bonifica di siti
  • Categoria 10 – bonifica dei beni contenenti amianto

Come riportato dalla sezione apposita dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali, l’iscrizione alle categorie 1, 3bis, 4, 5, 8, 9 e 10 va rinnovata ogni cinque anni, mentre la categoria 2bis prevede un rinnovo ogni 10 anni.

Per le sole iscrizioni alle categorie 1, 4, 5, 8, 9 e 10, l’iscrizione è subordinata alla presentazione di idonea garanzia finanziaria, che deve essere prestata per tutta la durata dell’iscrizione all’Albo, a mezzo di fidejussione bancaria o polizza fidejussoria assicurativa.

Requisiti per l’iscrizione all’Albo per la raccolta dei rifiuti

I requisiti necessari per l’iscrizione all’Albo Nazionale Gestori Ambientali sono di carattere generale, morale, tecnico e, per alcune categorie, anche finanziario.

Per quanto riguarda i requisiti generali occorre che i soggetti siano cittadini italiani o cittadini di stato membro UE, domiciliati, residenti ed iscritti al Registro delle Imprese.

I requisiti morali, invece indicano solo soggetti non in stato di fallimento o liquidazione e non in stato di interdizione legale (come pena detentiva per reati ambientali, reclusione non inferiore a 2 anni, in regola con gli obblighi relativi al pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali a favore dei lavoratori).

Infine, i requisiti di idoneità tecnica devono essere dimostrati mediante qualificazione professionale del Responsabile Tecnico, bisogna inoltre avere la disponibilità delle attrezzature tecniche necessarie come i mezzi d’opera e attrezzi, ed infine dare evidenza dell’esecuzione di opere o nello svolgimento di servizi nel settore per il quale è richiesta l’iscrizione.

La domanda di iscrizione per le Categorie 1, 4, 5, 8, 9 e 10, deve essere prodotta secondo quanto indicato nella delibera n. 2 del 22 febbraio 2017 dell’Albo Nazionale Gestori Ambientali.

La Logistica Ambientale Srl, società del Gruppo Porcarelli, regolarmente iscritta all’Albo per le seguenti categorie 1o A, 10A D, 3-bis , R.Met , 4 A, 5 D, 8 C, 9 B, esegue servizi di Micro e Macro Raccolta. Dalla gestione di piccoli quantitativi per la raccolta differenziata dei clienti, alla raccolta ed il deposito temporaneo dei rifiuti presso centri commerciali, cantieri edili, strutture pubbliche e private, bonifiche di siti contaminati. Visita il sito LogisticaAmbientale.com per scoprire tutti i nostri servizi.

donne

Le donne nel Gruppo Porcarelli: l’intervista alla Responsabile dell’Ufficio Commerciale Federica Pierini

In occasione della Giornata Internazionale della Donna abbiamo intervistato la nostra responsabile dell’Ufficio Commerciale, Federica Pierini. Gestendo il cuore pulsante dell’azienda e un team di professionisti, le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza e la sua opinione sulle donne nel mondo del lavoro. Ecco cosa ne è emerso:

Inizierei chiedendole proprio la sua storia, che ruolo ha in azienda e cosa fa qui?

Sono in azienda da circa 25 anni e durante la mia storia lavorativa ho ricoperto diverse mansioni, partendo dall’archiviazione dei documenti, passando per l’amministrazione e l’ufficio ambiente per arrivare oggi a ricoprire il ruolo di Responsabile Commerciale del mio staff di preziosi collaboratori. 

Il ruolo di gestione e supervisione viene ricoperto da altre donne in azienda?

Assolutamente sì, nel Gruppo Porcarelli non ci sono mai state distinzioni di genere. Infatti ogni persona, a prescindere dal sesso o dalla provenienza, è sempre stata valorizzata per le proprie qualità umane e professionali. Nonostante il settore lavorativo prettamente maschile, si nota la presenza femminile in ogni reparto: dagli uffici fino all’impianto.

Secondo lei, ad oggi, ci sono ancora dei Gender Gap nei luoghi di lavoro?

Mi piacerebbe poter rispondere di no, ma ancora nel 2022 a livello globale non è così. Anche in base a quanto è emerso dal Global Gender Gap report 2021 del World Economic Forum, per chiudere il divario tra uomini e donne serviranno ancora 267,6 anni, se tutto continuerà a questo passo. Basti pensare che il nostro Paese è penalizzato soprattutto dalle differenze per occupazione e stipendi (114esimo posto) e salute (118esimo posto). Tutto questo per dire che, ad oggi, le donne devono combattere ancora per essere considerate sullo stesso piano di un uomo.

Grazie per l’intervista. Cosa vorrebbe dire, in conclusione, alle donne che iniziano a lavorare in aziende come il Gruppo Porcarelli?

Il Gruppo Porcarelli per me è stata ed è tutt’oggi un’azienda che mi ha permesso di crescere a livello professione e personale. Il genere non dovrebbe mai essere una discriminante ma un aspetto che possa valorizzare ogni tipo di mansione. A tutte le donne che si affacciano al mondo del lavoro dico: siate tenaci.

Progetti faro

Progetti faro di economia circolare

I progetti faro promuovono l’utilizzo di tecnologie e processi ad alto contenuto innovativo nei settori produttivi quali: gli apparecchi elettrici ed elettronici (RAEE, inclusi pannelli fotovoltaici e pale eoliche), l’industria della carta e del cartone, il tessile e le plastiche.

L’avvio dei progetti faro è stato dato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, con il D.M. del 6 agosto 2021 recante “Assegnazione delle risorse finanziarie previste per l’attuazione degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e ripartizione di traguardi”, stanziando 600 milioni di euro per sostenere il miglioramento della rete di raccolta dei rifiuti. In attuazione di tale normativa, il MITE ha emanato i primi decreti e bandi attuativi del PNRR, tra cui il D.M. 28 settembre 2021 n. 397 e i relativi Avvisi, che definiscono i criteri di selezione per i progetti relativi a raccolta differenziata, impianti di riciclo e iniziative “flagship” di economia circolare per le filiere citate precedentemente.

Nel suddetto piano vengono riportati i target europei che bisogna raggiungere:

  • 55% di riciclo di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE);
  • 85% di riciclo nell’industria della carta e del cartone;
  • 65% per cento di riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclaggio meccanico, chimico, “Plastic Hubs”);
  • 100% recupero nel settore tessile tramite “Textile Hubs “.

I destinatari delle risorse sono:

a) le imprese che in via prevalente producono beni (o servizi) o si occupano di trasporto, ivi comprese le imprese artigiane di produzione di beni di cui alla legge 443 del 1985;

b) le imprese che esercitano in via prevalente attività ausiliarie in favore delle imprese di cui alla precedente lettera a).

Quattro linee d’intervento da 150 milioni per i progetti faro

L’attivazione delle 4 linee guida comprendono:

  1. Ammodernamento e ampliamento di nuovi impianti per la gestione dei rifiuti Raee;
  2. Ammodernamento e ampliamento di nuovi impianti per la gestione di carta e cartone;
  3. Realizzazione di nuovi impianti per il riciclo dei rifiuti plastici (attraverso riciclo meccanico, chimico, “Plastic Hubs“), compresi i rifiuti di plastica in mare (“Marine Litter”);
  4.  Finanziamento dell’infrastruttura della raccolta delle frazioni di tessili pre-consumo e post-consumo, in ottica sistemica “Textile Hubs”.

L’Italia e la transizione

Questa transizione rappresenta un’opportunità unica per l’Italia. Nel pianificare e realizzare la transizione, il governo intende assicurarsi che questa avvenga in modo equo e inclusivo, contribuisca a ridurre il divario Nord-Sud, e abbia adeguate politiche di formazione. Vuole valorizzare la filiera italiana nei settori dell’agricoltura e dell’alimentare e migliorare le conoscenze dei cittadini riguardo alle sfide e alle opportunità offerte dalla transizione. In particolare, il Piano vuole favorire la formazione, la divulgazione, e più in generale lo sviluppo di una cultura dell’ambiente che permei tutti i comportamenti della popolazione.

rifiuti raee

Rifiuti Raee: cosa sono e come devono essere smaltiti correttamente

I RAEE sono Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche e rappresentano la categoria di rifiuti in più rapito aumento a livello globale. La crescente diffusione degli apparecchi elettronici ed elettronici determina un sempre maggior rischio di abbandono nell’ambiente, con conseguenze di inquinamento del suolo, dell’aria e dell’acqua con ripercussioni sulla salute umana.

Radio, televisori, cellulari, tutto ciò che conosciamo come elettrodomestico, grande o piccolo che sia, una volta esausto diviene un RAEE.

Come vengono classificati i rifiuti raee

I RAEE, come specificato dal Centro Coordinamento RAEE, sono classificati in due grandi categorie, a seconda del loro uso. Infatti, possono essere:

  • RAEE Domestici, originati dai nuclei domestici;
  • RAEE Professionali, di origine commerciale, industriale, istituzionale.

La normativa individua 5 raggruppamenti di rifiuti hi-tech nei quali vengono smistati a seconda della loro tipologia e in base alle tecnologie necessarie al loro corretto trattamento:

  • R1 – freddo e clima (frigoriferi, condizionatori e scalda-acqua);
  • R2 – grandi bianchi (lavatrici, lavastoviglie, forni, piani cottura, etc…);
  • R3 – tv e monitor;
  • R4 – piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, apparecchi di illuminazione e altro;
  • R5 – sorgenti luminose.

Nonostante i gravi disagi legati alla pandemia di Covid-19, la raccolta di RAEE nel 2020 ha continuato a crescere. Come riportato nel Rapporto Annuale 2020, i Sistemi Collettivi hanno ritirato e avviato a corretto smaltimento 365.897 tonnellate di RAEE. In crescita del +6,35% rispetto al 2019, che corrisponde a una raccolta pro capite di 6,14 kg. A trainare la crescita sono i volumi di grandi bianchi (R2) che registrano un incremento superiore al 9%, seguiti dai piccoli elettrodomestici ed elettronica di consumo (R4) a quasi +8%. Più contenuti gli incrementi per Tv e monitor (R3) e apparecchiature del freddo e della climatizzazione (R1) che si assestano intorno al 4%. In contrazione, invece, la raccolta delle sorgenti luminose (R5) che segna quasi il -6%.

Normativa per la gestione sui rifiuti raee

In Italia la Direttiva Europea 2012/19/EU è stata recepita dal D.Lgs. 49/2014, modificata dalla vigente Direttiva Europea 2018/849, recepita in Italia con il D.Lgs. 118/2020 presente nel Pacchetto Economia Circolare.

Tale D.Lgs. si basa sul principio della Responsabilità Estesa del Produttore (EPR), che sancisce la riduzione degli impatti ambientali negativi derivanti dalla progettazione e dalla produzione delle AEE e dalla gestione dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, RAEE.

Le finalità della normativa riguardano e stabiliscono:

  • L’obbligo, per i produttori ed i distributori, di finanziamento al sistema di recupero e riciclo dei prodotti immessi sul mercato (principio della “responsabilità estesa del produttore”);
  • Le misure miranti in via prioritaria a prevenire la produzione di rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) ed inoltre al loro reimpiego, riciclo e ad altre forme di recupero in modo da ridurre il volume dei rifiuti da smaltire.

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rifiuti urbani

I rifiuti urbani: dati dell’Ispra 2021

I rifiuti urbani sono definiti, in base al D.lgs. 116/20, i rifiuti indifferenziati e da raccolta differenziata provenienti anche da utenze non domestiche. I dati presentati dall’Ispra lo scorso dicembre, relativi al 2020, sono fortemente influenzati dall’emergenza sanitaria Covid-19 che ha segnato il contesto socio-economico nazionale. Infatti, le misure di restrizione adottate e le chiusure di diversi esercizi commerciali hanno influito sui consumi nazionali, determinando un calo della produzione dei rifiuti superiore a un milione di tonnellate.

Nel 2020 la produzione nazionale dei rifiuti si attesta a 28,9 milione di tonnellate. La diminuzione si registra in tutte le macro aree geografiche:

  • nel Centro Italia il calo percentuale più consistente (-5,4%);
  • seguono le regioni settentrionali (-3,4%);
  • e quelle meridionali (-2,6%);

Raccolta differenziata

Un dato molto interessante è stato riscontrato nell’ambito della raccolta differenziata: la percentuale si attesta al 63% della produzione nazionale, con una crescita dell’1,8 punti rispetto al 2019.

Nonostante l’emergenza sanitaria da Covid-19 abbia influito significativamente sui consumi nazionali e di conseguenza sulla produzione dei rifiuti, il sistema di gestione delle raccolte differenziate ha, quindi, garantito l’intercettazione dei flussi di rifiuti. Interessante è, inoltre, il dato delle regioni, infatti anche quelle maggiormente colpite dall’emergenza, dove sono state disposte specifiche ordinanze per il conferimento dei rifiuti nell’indifferenziato, hanno saputo adottare misure efficienti di gestione assicurando il ritiro di tutti i rifiuti.
Le percentuali rispetto alla produzione totale dei rifiuti urbani di ciascuna regione, sono pari al 70,8% per le regioni settentrionali, al 59,2% per quelle del Centro e al 53,6% per le regioni del Mezzogiorno.

In definitiva, il riciclaggio totale comprensivo delle frazioni in uscita dagli impianti di trattamento meccanico e meccanico biologico, si attesta al 54,4% e riguarda le frazioni di:

  • Organico;
  • Carta e cartone;
  • Vetro;
  • Metallo;
  • Plastica;
  • Legno.

Imballaggio e rifiuti da imballaggio

Nel 2020, il recupero complessivo dei rifiuti di imballaggio rappresenta l’83,7% dell’immesso al consumo, in aumento di oltre tre punti rispetto al 2019. Tutte le frazioni merceologiche presentano un incremento della percentuale, ad eccezione di acciaio e alluminio.
Con le attuali metodologie di calcolo, tutte le frazioni di imballaggi raggiugono gli obiettivi di riciclaggio previsti per il 2025, ad eccezione della plastica. Per il riciclaggio di tale frazione, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha inserito tra le proprie missioni il miglioramento della gestione dei rifiuti come strumento fondamentale per l’attuazione dell’economia circolare, prevede fondi per il potenziamento dei sistemi di riciclaggio della plastica mediante riciclo meccanico e chimico in appositi “Plastic Hubs”.

ambiente e animali

Tutela dell’ambiente e degli animali: la riforma della Costituzione

La tutela dell’ambiente e degli animali è stata inserita nella Costituzione italiana. Nella seduta dell’8 febbraio 2022 la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva la proposta di legge costituzionale A.C. 3156-B recante “Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente”. La suddetta legge ha il fine di riconoscere, nell’ambito dei principi fondamentali enunciati nella Costituzione, il principio di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

Oggetto di modifica sono stati l’articolo 41 e l’articolo 9 della Costituzione.

Nell’articolo 41 si è intervenuto al secondo e al terzo comma in materia di esercizio dell’iniziativa economica. Sul secondo comma, si è stabilito che l’iniziativa economica privata non può essere svolta in danno alla salute e all’ambiente. Sul terzo comma, invece, si riserva alla legge la possibilità di indirizzare e coordinare l’attività economica, pubblica e privata, a fini non solo sociali, ma anche ambientali.

All’articolo 9, invece viene aggiunto un nuovo comma che, nella versione attuale, fa menzione del paesaggio e del patrimonio storico-artistico senza citare espressamente l’ambiente. Di seguito, il nuovo testo della disposizione:

  1. La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
  2. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.
  3. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

La legge costituzionale reca infine una clausola di salvaguardia per l’applicazione del principio di tutela degli animali. Tale legge si applica anche alle Regioni a statuto speciale e alle Province autonome di Trento e di Bolzano.

Finalità della modifica

Questa modifica attribuisce alla Repubblica la tutela della biodiversità e degli ecosistemi. In tale ambito è trascritto un riferimento alle “future generazioni“, per la prima volta riportato nella Costituzione.

In breve, il motivo della riforma consiste nel considerare l’ambiente come un valore primario costituzionalmente protetto. La modifica è in linea anche con la normativa europea; si ricorda, infatti, che la Carta di Nizza (Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea), si occupa della tutela dell’ambiente all’art. 37, stabilendo che:

Un livello elevato di tutela dell’ambiente e il miglioramento della sua qualità devono essere integrati nelle politiche dell’Unione e garantiti conformemente al principio dello sviluppo sostenibile“.

Anche il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) all’art. 191 definisce la politica comunitaria in ambito ambientale individuando gli obiettivi da raggiungere.

Team logistica ambientale

Team Logistica Ambientale: Amati e Pinna convocati in Nazionale

La stagione per il Team Logistica Ambientale non poteva iniziare meglio di così! Due ragazzi del team, Amati e Pinna, hanno ricevuto la convocazione alla Nazionale Italiana del ciclismo.

I corridori dovranno effettuare il test di valutazione fisica per accedere alla Nazionale. Il suddetto test è riservato solo ai ragazzi che si sono contraddistinti nel corso della stagione precedente diventando, così, d’interesse nazionale.

Il DS Marco Caruso ha così commentato:

Una bella notizia sia per i nostri ragazzi che per la squadra. Amati e Pinna con le vittorie ottenute lo scorso anno meritano la convocazione e speriamo che sia solo la prima in questa stagione. La squadra sta ultimando la preparazione e, nonostante il periodo, i ragazzi non hanno avuto problemi ed hanno potuto allenarsi con dedizione e tranquillità. Siamo sicuri che potremo far bene sin dall’inizio dobbiamo prendere solo coscienza del nostro grande potenziale.

Tutte le news sul Team Logistica Ambientale le trovi in Porcarelli per lo sport.

Rifiuti speciali

I rifiuti speciali: pericolosi e non pericolosi

I rifiuti speciali derivano prevalentemente dalle produzioni di tipo industriale e seguono un determinato percorso di gestione. A differenza di quelli urbani – di cui abbiamo parlato nell’articolo La classificazione dei rifiuti – possono essere classificati in rifiuti derivanti da:

  • attività agricole e agro-industriali;
  • attività di demolizione, costruzione;
  • lavorazioni artigianali;
  • attività di servizio;
  • lavorazione industriale;
  • attività commerciali;
  • attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti da trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
  • attività sanitarie;
  • macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;
  • veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti.

In Italia, in base al Rapporto ISPRA sui rifiuti speciali 2021, la produzione dei rifiuti speciali nel 2019 si attesta a 154 milioni di tonnellate con un aumento della produzione totale tra il 2018 ed il 2019 pari al 7,3%, che corrisponde a circa 10,5 milioni di tonnellate. L’incremento registrato è quasi del tutto imputabile ai rifiuti non pericolosi che rappresenta la quasi totalità dei rifiuti speciali prodotti.

La gestione dei rifiuti speciali viene effettuata da aziende private, a differenza di quella dei rifiuti urbani che viene effettuata dalla pubblica amministrazione.

Rifiuti speciali pericolosi

Il Ministero dell’Ambiente definisce i rifiuti pericolosi come “quei rifiuti generati dalle attività produttive che contengono al loro interno un’elevata dose di sostanze inquinanti“. Sono, in definitiva, quei rifiuti che hanno bisogno di specifiche lavorazioni per diventare il meno pericolosi possibile. Questa tipologia di rifiuti deriva da attività industriali e attività di trattamento di rifiuti e risanamento. Ma può trattarsi anche di scarti derivanti da:

  • Raffinazione del petrolio;
  • Industria fotografica;
  • Produzioni che utilizzano processi chimici;
  • Solventi;
  • Industria metallurgica;
  • Produzione conciaria e tessile;
  • Ricerca medica e veterinaria;
  • Impianti di trattamento dei rifiuti;
  • Oli esauriti.

Rifiuti speciali non pericolosi

Sono tutti quei rifiuti che non contengono al loro interno sostanze pericolose. Tali rifiuti sono prodotti non solo dalle attività commerciali ed agricole, ma anche da quelle industriali, edili, presidi sanitari ed altri insediamenti produttivi.

classificazione rifiuti

La classificazione dei rifiuti

Per affrontare la classificazione dei rifiuti bisogna partire dalla definizione di rifiuto. Dall’Unione Europea il rifiuto viene definito come “qualsiasi sostanza od oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi”. La stessa definizione viene recepita dalla normativa italiana con il decreto legislativo del 3 aprile 2006 n. 152 e s.m.ii, il cosiddetto Testo unico ambientale.

La corretta classificazione dei rifiuti è di fondamentale importanza in quanto costituisce premessa necessaria alla loro corretta gestione. La classificazione dei rifiuti prevede la distinzione degli stessi:

  1. Secondo l’origine, quindi parliamo di rifiuti urbani e rifiuti speciali;
  2. Secondo le loro caratteristiche, in rifiuti pericolosi e non pericolosi.

La classificazione dei rifiuti viene poi completata attribuendo al rifiuto il codice più idoneo del Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER), recentemente denominato Elenco Europeo dei Rifiuti (EER), in base alle attività e ai processi che hanno generato il rifiuto ed alle caratteristiche chimico-fisiche che lo compongono.

La natura dei materiali e le lavorazioni che hanno subito prima che il produttore decida di disfarsene, consentono di classificare in maniera appropriata il rifiuto ed a definire il processo a cui questi ultimi sono destinati, sia esso recupero di materia, recupero di energia o conferimento in discarica.

Rifiuti urbani

Dei rifiuti urbani fanno parte i rifiuti:

  • Domestici;
  • Vegetali provenienti dalle abitazioni e dalle aree pubbliche;
  • Provenienti dalle strade e dalle aree pubbliche;
  • Provenienti dalla pulizia delle strade;
  • Ingombranti derivanti da locali o luoghi adibiti ad uso civile;
  • Provenienti da esumazioni ed estumulazioni, nonché gli altri rifiuti provenienti da attività cimiteriale.

Rifiuti speciali

Fanno parte dei rifiuti speciali invece i rifiuti:

  • Da attività agricole e agro-industriali;
  • Derivanti dalle attività di demolizione, costruzione;
  • Da lavorazioni artigianali;
  • Da attività di servizio;
  • Da lavorazione industriale;
  • Da attività commerciali;
  • Derivanti dall’attività di recupero e smaltimento di rifiuti, i fanghi prodotti da trattamenti delle acque e dalla depurazione delle acque reflue e da abbattimento di fumi;
  • Derivanti da attività sanitarie;
  • I macchinari e le apparecchiature deteriorati ed obsoleti;
  • I veicoli a motore, rimorchi e simili fuori uso e loro parti.

Rifiuti urbani pericolosi (RUP)

I rifiuti urbani pericolosi sono costituiti da tutta quella serie di rifiuti che, pur avendo un’origine civile, contengono al loro interno un’elevata concentrazione di sostanze pericolose. Quindi, tali rifiuti devono essere gestiti diversamente dal flusso dei rifiuti urbani non pericolosi. Tra i RUP, i principali sono i medicinali scaduti e le pile.

Rifiuti speciali pericolosi

Sono pericolosi tutti quei rifiuti che contengono al loro interno un’elevata concentrazione di sostanze inquinanti e sono elencati nell’Allegato D alla Parte Quarta del D.Lgs. 152/2006. Tali CER (ad oggi EER) sono contrassegnati con un asterisco (art. 184, comma 5 del D.Lgs. 152/2006).

L’elenco, come detto prima, tiene conto dell’origine e della composizione dei rifiuti e, nel caso, dei valori limite di concentrazione delle sostanze pericolose. Esso è vincolante per quanto concerne la determinazione dei rifiuti da considerare pericolosi.

D.Lgs. 116/2020

Decreto Legislativo 116/2020 sulla gestione dei rifiuti

Il Decreto Legislativo 116/2020, in attuazione delle direttive 2018/851/Ue e 2018/852/Ue, dal 26 settembre 2020 ha reso concreta per l’Italia la disciplina comunitaria dell’economia circolare dettando nuove disposizioni in tema di rifiuti, di imballaggi e relativi rifiuti.

Il Decreto ha modificato sensibilmente la parte quarta del Codice ambientale (il decreto legislativo152/2006 e smi) e rappresenta una vera e propria rivoluzione per il settore della gestione dei rifiuti, che diventano così una risorsa da valorizzare. Inoltre, tale decreto ha modificato 3 colonne portanti:

  1. Responsabilità estesa dei produttori di beni e prodotti;
  2. Il produttore di rifiuti;
  3. Classificazione dei rifiuti

Responsabilità estesa dei produttori di beni e prodotti

Si è ampliata la platea di soggetti sottoposti al “regime di responsabilità estesa dei produttori di prodotti”. È soggetto a tale regime qualunque persona fisica o giuridica che professionalmente sviluppi, fabbrichi, trasformi, tratti, venda o importi prodotti. A tale scopo, presso il Ministero della Transizione Ecologica è stato istituito il “Registro nazionale dei produttori”: per il mantenimento di tali regimi e del Registro è previsto il versamento di un contributo ambientale e precisati i relativi criteri di calcolo.

Il produttore di rifiuti

Sul produttore dei rifiuti grava la responsabilità del corretto recupero/smaltimento dei rifiuti prodotti. Tale responsabilità non viene meno neanche nell’ipotesi in cui i rifiuti siano consegnati a intermediari, commercianti, trasportatori o impianti di trattamento.

L’esclusione dalla responsabilità si ha solo in caso di:

  • Conferimento al servizio pubblico, oppure
  • Ricezione, entro 3 mesi dal conferimento, della quarta copia del formulario.

Classificazione dei rifiuti

In particolare, l’integrazione “Rifiuti prodotti dal trattamento meccanico/meccanico-biologico dei rifiuti urbani indifferenziati”, richiesta dalla Conferenza Stato-Regioni, chiarisce che il TMB “non comporta l’addizione o sottrazione di sostanze pericolose rispetto a quelle originariamente contenute nei flussi in entrata”, per cui se “all’interno del rifiuto in ingresso all’impianto non vi siano componenti o frazioni che contengano sostanze pericolose, queste non potranno formarsi nel rifiuto” sottoposto a TMB. La fase più rilevante per la corretta procedura di classificazione dei rifiuti generati da TMB è la determinazione della composizione del rifiuto in ingresso che consente di rinvenire le necessarie informazioni, insieme a quelle sui flussi generati dal trattamento.”